A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
Villapizzone è un borgo che ha conservato ancora oggi l'apparenza di un piccolo paese e che si trova nella parte nord-ovest della città, in fondo a via Console Marcello.
Come in altri borghi del circondario milanese (Niguarda, Lambrate e Greco), anche in esso si trova una chiesa dedicata a San Martino; pur se la chiesa attuale risale al XVII secolo, la presenza ecclesiastica in loco è però in realtà ben più antica e la si fa risalire al VI secolo, quando l’area dell’attuale quartiere era occupata da boschi che si estendevano fino ad Arese. Da un antico documento risulta che nel bosco si stabilì una comunità di monaci di origine greca, guidati da Atanasio Piccione: il suo nome, unito al toponimo “villa-“, legato alla presenza di casolari agricoli, diede origine all’attuale nome del rione.
I monaci, poi, fecero tagliare gli alberi e misero a coltura i terreni: intorno a quest’area sorse un villaggio, con un luogo di culto, da cui ebbe origine la parrocchia.
La chiesa di Villapizzone ebbe, durante il Medioevo, uno sviluppo direttamente proporzionale alla crescita del borgo, tanto che, ai tempi della prima visita nella zona dell’arcivescovo Carlo Borromeo nel febbraio 1557, essa era già stata elevata al rango di parrocchia, come risulta dal fatto che la popolazione aveva eletto il suo nuovo parroco, Giovanni Maria Galliani. Inoltre, essa nel XVII secolo passò sotto la giurisdizione dell'importante pieve di Trenno, ove rimase fino al 1972, quando fu formato il decanato attuale.
Dal punto di vista degli edifici, sull’antica chiesa medievale, dedicata, secondo quanto scrive Goffredo da Bussero, ai santi Martino e Apollinare (a prova dell’origine greca della comunità di monaci), se ne costruirono prima una cinquecentesca, dedicata ancora ai due santi, andata distrutta, e un’altra alla fine del XVI secolo, realizzata giusto in tempo per una successiva visita di San Carlo nel 1573 e dedicata al solo San Martino.
La costruzione dell'edificio attuale ebbe inizio l'11 giugno 1604 e terminò verso il 1640; esso però iniziò a fungere da parrocchiale già nel 1620 circa, sostituendo la chiesa precedente, poi abbattuta; l'edificio fu infine ampliato nel 1893 e nel 1969.
Come risulta da un documento del 1632, l’impianto planimetrico originario prevedeva una sola navata sulla quale si aprivano delle cappelle di forma rettangolare e, alla terminazione, una zona absidale di forma quadrata denominata cappella maggiore. Nella descrizione della chiesa si evidenzia che è una nuova fabbrica costituita da una navata coperta da una volta e suddivisa longitudinalmente in tre campate uguali. Inoltre viene riportato che il campanile arrivava alla quota della sommità della chiesa ma era sprovvisto di campane in quanto in via di ultimazione; difatti esse erano poste su due pilastri prospicienti all’entrata della chiesa.
Il primo significativo ampliamento avvenne tra il 1893 ed il 1896, determinato dalle condizioni fatiscenti della copertura all’interno della chiesa. L’impianto planimetrico prevedeva un ampliamento teso a realizzare due navate laterali, una cupola impostata su un nuovo transetto e il completamento del campanile.
Il secondo intervento (1967-1969), eseguito su progetto dell’architetto Agnoldomenico Pica, aggiunse un nuovo corpo di fabbrica nella parte posteriore, che inglobava il campanile, ed essendo il piano sopralevato rispetto al precedente, le due parti della chiesa vennero collegate con una scalea di bronzetto di Verona.
Ai nostri giorni la facciata si presenta tripartita in sezioni corrispondenti alle navate, ed è di linee classicheggianti. La parte centrale presenta coppie di lesene corinzie alle estremità, mentre la fascia centrale è arricchita da un portale, con protiro leggermente aggettante, con architrave piatto, sostenuto da due colonne corinzie, e da un tondo con affresco rappresentante San Martino, ricoperto negli anni '80 del XX secolo da un mosaico di eguale soggetto.
La parte posteriore della chiesa è caratterizzata dagli ampliamenti di fine ‘800, specie dalla cupola, opera di Alfonso Parrocchetti simile a quella da lui realizzata a San Giorgio al Palazzo, e dal campanile con cupolino sommitale, simile alla torre campanaria di Marcallo.
L'interno è diviso in tre campate delimitate da lesene ioniche, e vi si trovano alcune statue lignee ed un bel crocefisso, già presenti nella vecchia chiesa prima della ristrutturazione del 1967; inoltre, l'edificio ospita nella parte nuova (posteriore) una "Via Crucis" e un "Cristo Risorto", opere lignee eseguite nel 1971 dallo scultore di Ortisei Conrad Moroder; vi si trovano anche due interessanti mosaici, l'uno di fronte alla Via Crucis, dedicato alla Madonna di Lourdes, opera di Gildo Bianchi (1971), l'altro nel presbiterio, raffigurante San Martino, opera di Paolo Rivetta (1974); entrambi sono stati eseguiti dalla ditta Arte Musiva di Milano.
Illuminano infine la parte antica (anteriore) della chiesa le vetrate policrome realizzate nel 1972 dai maestri d'arte Lindo e Alessandro Grassi.
Villapizzone può essere raggiunto dal centro città con il tram 1 oppure 12 (oppure con il Passante Ferroviario).
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